Chiesa di San Pelagio in Adorgnano

Chiesa campestre trecentesca
Indirizzo Via S. Pelagio, Tricesimo UD, Italia
Punti di contatto
Cap 33019
Modalità di accesso

Luogo privo di barriere architettoniche ed accessibile a tutta la cittadinanza. 

Collocata ora vicino alla stazione ferroviaria che prende il nome dal santo cui è dedicata, ma sempre in luogo campestre come “campestre” è sempre definita nei documenti antichi, a fine medioevo la chiesa di San Pelagio doveva essere ancor più isolata per esser designata da una tal Soror Cuna come luogo di eremitaggio. Del resto nessuna Villa di San Pelagio è citata nei documenti patriarcali e la sua amministrazione economica è sempre stata unita a quella di Ognissanti e quella religiosa sempre dipesa dalla Pieve di Tricesimo.
Una chiesa molto cara al cuore dei tricesimani, meno forte l’appeal onomastico del santo cui è dedicata talché i registri canonici non annotano alcun paesano con questo nome. Del resto la dedicazione a San Pelagio pone qualche problema: negli affreschi di Gian Paolo Thanner il santo è rappresentato con la tiara papale pur non essendoci stato alcun papa santo con quel nome. Le leggende medioevali creavano anche santi originali, ma per la nostra chiesetta c’è un probabile richiamo a San Pelagio di Emona (Cittanova d’Istria), patrono di una delle diocesi suffraganee di Aquileia. La primitiva costruzione trecentesca, che disponeva di numerosi donativi e lasciti, dopo il terremoto del 1511 fu ampliata nelle forme attuali e nel 1535 Adì 3 agosto Lenart di Deomeni Mattiia di Adorgnan à fata far per sua devotion l’importante ciclo pittorico di Gian Paolo Thanner. Ora appesa alla parete sinistra dell’aula, ma un tempo parte dell’unico altare della chiesa, un’edicola lignea della metà del sec. XVI, attribuibile alla bottega dei Floreani. Le statue lignee dei titolari, trafugate da ignoti nel 1995, ritrovate, rubate di nuovo e mai più rinvenute, sono ora copie realizzate a Ortisei.
Esternamente caratterizzano l’edificio l’atrio – l’ordidôr - con ingressi ad arco a tutto sesto protetti a livello del terreno da apposite inferriate, le catterade, il campaniletto a vela sul colmo della facciata a inizio dell'aula, la porta d’ingresso con scolpita sull'architrave l’iscrizione Dedicatio Huius Templi Celebratur Dominica in Albis e una sacrestia seicentesca.

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